Piccoli e grandi passi verso la meta dei pozzi in Mali.
Il progetto supportato da I run for FTC per l’anno 2013 prevede la costruzione di pozzi in due villaggi di zone aride del Mali: i villaggi di Baghan e Koliflo.
Il preventivo è di 20.000 euro e comprende lo studio idrogeologico della zona, lo scavo nei suoi diversi tentativi (non sempre si riesce alla prima perforazione) e nelle sue diverse profondità (difficile stimare a che profondità si trova l’acqua). Inoltre comprende lo studio e l’analisi di laboratorio dell’acqua, la pompa e la manutenzione.
Find the cure è arrivata in Mali nel 2012, sulla richiesta di aiuto di Diak, sindaco del villaggio di Kassarò per la ricostruzione della maternità, ormai decadente. L’inizio non è stato dei più facili, la prima missione è subito dovuta slittare di due mesi per il colpo di Stato e le tensioni interne dovute agli scontri tra i ribelli tuareg del MLNA e i ribelli di AQMI (Al Quaeda Maghreb islamici), scontri che hanno messo in ginocchio il Nord del paese. Finalmente FTC riesce a scendere in Mali a Luglio 2012 per attività sanitaria e controllare avanzamento lavori della maternità. Una volta terminato questo progetto, viste le drammatiche condizioni di scarsità di acqua potabile, FIND THE CURE ha deciso di prendersi carico della costruzione di due pozzi con pompa ad immersione alimentata da pannelli solari nei villaggi di Kassarò e Nafadji Cora e di un altro pozzo, con pompa manuale a Boloukouroni. Mai, come nel 2012, FTC ha sbattuto duramente il muso contro il problema acqua. Interi villaggi nella morsa della siccità, acqua non buona nei loro pozzi scavati a mano, malattie, malnutrizione. I capovillaggi, diversi tra di loro ma con un’unica sola frase: l’acqua è vita.
… la sete fisica rivendica altri stili di vita, certamente meno complicati, ma più essenziali e responsabili.
Per raccontare meglio, di seguito un estratto del blog della Missione Mali 2:
Il retro di un pick up e 3 villaggi ci aspettano:
– Dadji
– Kofiflo
– Baghan
Villaggi diversi tra di loro ma con lo stesso identico problema: la mancanza di acqua “buona”. Parte così il nostro tour pomeridiano tra sobbalzi inevitabili sul cassone del fuoristrada e braccia alzate al cielo per rispondere alle decine di saluti che riceviamo.
Il primo è Dadji, 300 abitanti. La prima impressione è che sia un villaggio che ha sete. È polveroso, grigio. Le pareti delle case sono crepate dal sole. Il capo villaggio ci spiega che da marzo si dividono in 2 gruppi, metà di loro va nei campi, l’altra metà si occupa di andare a recuperare l’acqua nel villaggio di Nafadji Coura che dista 4 Km.
Kofiflo è il più vecchio villaggio del comune, risale a prima del 1440. Ha la scuola e 800 abitanti. Ha un pozzo scavato a mano (l’acqua che vedete nel secchio è quella che bevono, con la quale si lavano, cucinano). A Kofiflo c’è un altissimo tasso di oncocercosi, ovvero la cecità dei fiumi, una malattia infettiva causata da parte di un parassita e che colpisce gli occhi. Lo stesso capo villaggio che ci riceve è cieco. È seduto fuori dalla sua capanna e sgrana le arachidi. Ci accoglie con un gran sorriso ed è contento di riceverci. Ci sediamo tutti in cerchio, sono presenti alcuni esponenti del consiglio comunale. Ognuno di loro parla e ci descrive la situazione del villaggio e l’importanza dell’acqua. Il capo villaggio conclude il nostro incontro dicendo che il suo sogno è quello di poter avere, prima di morire, un pozzo con acqua “buona” per gli abitanti del suo villaggio.
Il terzo villaggio e Baghan, 250 abitanti. Tra i 3 è forse quello messo peggio, un pozzo, scavato a mano, che per 6 mesi resta secco. Trovano l’acqua in una frazione a 1 Km e talvolta si riforniscono al fiume.
Le situazioni quindi che si possono trovare nei villaggi sono le seguenti:
– villaggio con pozzo scavato a mano con acqua “non buona” e che per 6 mesi si prosciuga
– villaggio con pozzo scavato a mano che da acqua tutto l’anno ma è acqua “non buona”
– villaggio con acqua “buona”, quindi con pompa, ma che per 6 mesi l’anno è secco.
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